martedì 24 novembre 2009

Foresta boreale


Circa 1500 scienziati di tutto il mondo hanno firmato una richiesta rivolta a tutti i governi del mondo oltre al diretto interessato, cioè il Canada, per evidenziare che la foresta boreale è ancora oggi la piu' grande riserva di carbone del pianeta, con quasi 200 miliardi di tonnellate di carbone distribuite su oltre 550 milioni di ettari di foresta, e che sarebbe necessario preservare e proteggere almeno la metà del suo patrimonio forestale. Purtroppo ad oggi, solo meno del 10% di esso risulta protetta dalle conseguenze dello sviluppo industriale. I rappresentanti dell'industria forestale canadese si difendono sostenendo che il loro consumo annuo equivale solo allo 0,2% delle risorse forestali. Molte associazioni ambientaliste spiegano come lo sviluppo industriale nel settore forestale e lo sfruttamento dei fiumi per l’energia idroelettrica oltre ai giacimenti minerari stia praticamente distruggendo gran parte della foresta boreale. Lo sfruttamento delle risorse forestali canadesi costituisce un problema delicato, perché, se da un lato evidenti ragioni di protezione ambientale dovrebbero indurre una forte limitazione del loro sfruttamento industriale, dall'altro il settore forestale costituisce un pilastro importante per l'intera economia canadese. Voglio soffermarmi su uno dei più grandi disastri per le popolazioni locali secondo gli ambientalisti di tutto il mondo. Il Canada punta sempre più sull'estrazione di petrolio dalle sabbie bituminose, «tar sands», nella regione dell'Alberta: attività tra le più devastanti per il clima e l'ambiente ( ricordo che il Canada ha già ben che superato i limiti concordati dal Protocollo di Kyoto che le emissioni di gas serra sono difatti aumentate del 26 % dal 1990 mentre dovevano ridursi del 6 %!!).
L'estrazione di sabbie bituminose, non fa altro che distruggere l'antica foresta boreale; si aprono miniere a cielo aperto su tutti i territori, l'acqua e il cibo sono contaminati, la vita selvatica locale è distrutta. Una foresta di conifere più grande dell'intera Gran Bretagna sta assumendo un aspetto orribile, con allucinanti miniere, impianti di trasformazione e laghi artificiali dove viene riversata acqua contaminata. Lo illustra il documentario «H2Oil» di Shannon Walsh, che sottolinea il gravissimo inquinamento idrico della zona, e l’aumento aumento esponenziale dei tumori.





Nella zona di Fort Murray c'è la nuova corsa all'oro nero e incuranti delle temperature invernali che arrivano a meno -40°, i lavoratori delle sabbie (oltre centomila) arrivano da ogni parte per percepire paghe elevatissime. Nello stato dell'Alberta potrà anche far freddo, ma uno studio della Co-Operative Bank britannica ha calcolato che, anche se tutte le altre emissioni di anidride carbonica fossero fermate, lo sfruttamento delle sabbie bituminose basterebbe a portare il mondo alla catastrofe climatica alzando la temperatura oltre i fatidici due gradi. In effetti estrarre un barile di petrolio da cumuli di sabbia, argilla e bitume produce da due a tre volte più CO2 rispetto all'estrazione di un barile di petrolio convenzionale anche perché consuma molta energia (oltre a molta acqua).
Con l’estrazione di petrolio dalle sabbie dell'Alberta , il Canada si pone come principale fornitore di petrolio degli Usa, dove invece diversi stati stanno pensando di bandirlo perché è così «carbon-intensive». Intanto il Canada, che finora ha utilizzato solo il 2 % delle proprie sabbie bituminose, ha già distrutto 520 chilometri quadrati di territorio. Bp e Shell sono fra le tante compagnie che si propongono di aumentare l'estrazione dalle sabbie dagli 1,3 milioni di barili al giorno attuali a 2,5 milioni nel 2015 e 6 milioni nel 2030. Il Canada ha 174 miliardi di barili di riserve di petrolio accertate e recuperabili in modo economico, seconde solo a quelle dell'Arabia Saudita. Ma i depositi totali di bitume sarebbero dell'ordine di 1,7 trilioni di barili. La corsa alle sabbie è un affare solo con i prezzi elevati del petrolio, oltre i 60 dollari. L'ultimo tentativo di ripulire l'immagine del Canada bituminoso , oltre a un piano congiunto nordamericano per le «zone selvatiche» , e un finanziamento di 2 miliardi di dollari canadesi per un impianto di «cattura e stoccaggio del carbonio». Shell ammette però che così si potranno abbattere le emissioni dalle sabbie solo del 15-20 %. Il Ministero dell'Energia dell'Alberta comunque con un comunicato afferma che le intenzioni sono di continuare a trattare le sabbie ancora cento anni e pensa in futuro di produrre 5 milioni di barili al giorno; spiegando che fino a che il mondo ha bisogno di energia non c'è alternativa alle sabbie bituminose.

Fonte:(The Nature Conservancy)

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