mercoledì 16 giugno 2010

Incendi senza fine

Le cronache cinesi hanno spesso parlato, negli scorsi anni, d’incendi nelle miniere di carbone, tuttavia difficilmente viene sottolineato come molti di essi siano tutt’ora senza controllo e possano infuriare anche per decenni, distruggendo quantitativi variabili dalle 2 alle 20 tonnellate annue di carbone. La zona maggiormente colpita da tale fenomeno è la Mongolia Interna (da non confondere con lo Stato della Mongolia), una regione autonoma situata nei territori settentrionali cinesi e caratterizzata da una fascia di depositi carboniferi che si estende per una lunghezza di 5.000 km ed ha una estrazione di carbone stimata, nel 2009, in 637 milioni di tonnellate.
Anche se le notizie che arrivano dalla Cina non sono complete, è certo che molti incendi sotterranei di carbone continuino a divampare in tale regione e che almeno 10 miglia quadrate costantemente fumanti rilascino nell’atmosfera tossine e gas serra. La maggior parte di questi incendi è causata da errate pratiche di “data missing”.
Ad oggi, circa 200 milioni di yuan ( 29,3 milioni di dollari) sono stati stanziati dalle autorità locali per spegnere metà degli incendi entro il 2010 tramite l’estrazione immediata del carbone a rischio d’incendio ed il soffocamento delle fiamme esistenti con sabbia ed altri materiali come i liquami.
Secondo un rapporto fatto da Greenpeace, dalla Fondazione Energia e da WWF, il carbone rappresenta, per la Cina, il 70% del potenziale energetico. Oltre a fornire energia, il’uso del carbone produce l'85% delle emissioni di biossido di zolfo, il 67% di biossido di azoto, l'80% di emissioni di biossido di carbonio, e crea, con la sua produzione, il 25% delle acque reflue.

Nonostante le miniere di carbone cinesi siano tra le più letali al mondo (uccidono una media di 13 persone al giorno), il premio per l’incendio sotterraneo più longevo è, però, da attribuire a quello scoppiato a Centralia, una cittadina degli Stati Uniti a circa 100 Km da Filadelfia. Alberi biancastri e scheletrici, strade fratturate che sembrano state colpite da un violento terremoto e un forte odore di zolfo ristagna ovunque. L’incendio sotterraneo si è sviluppato nel 1962 ed ancora oggi, dopo quasi 50 anni, non è noto cosa innescò il rogo della miniera sotterranea di Centralia: forse la fermentazione di rifiuti abbandonati in un camino della miniera ormai in disuso, forse l'autocombustione del carbone o un incidente mai compreso. Sta di fatto che l'incendio iniziò a propagarsi con violenza e in un primo tempo si tentò con ogni mezzo di domarlo. Ma nonostante i 12 milioni di dollari spesi dal governo americano la vena di carbone continua a bruciare nel sottosuolo.

Fonte: (Xinqua)

domenica 6 giugno 2010

Animali pericolosi per la biodiversità

E’ stata stilata una classifica che rappresenta le specie animali che tendono a destabilizzare l’ecosistema, anche se spesso il loro comportamento estremo è dettato da una forma di sopravvivenza che però costantemente minaccia la biodiversità.

Non si penserebbe assolutamente mai che degli animali, alcuni anche apparentemente innocui, potessero creare degli squilibri proprio all’ambiente con il quale hanno uno stretto contatto.

Elefanti

Sono animali grandi e grossi con molto appetito, che per fortuna sono nomadi per la loro continua ricerca di cibo. Sono vegetariani e si cibano prevalentemente di rami, ma riescono a mangiare tranquillamente 150 chilogrammi di vegetali. Essendo nomadi, come ho detto precedentemente, non riescono mai a devastare una zona.

Locuste

Purtroppo quando si muovono durante le migrazioni, si spostano in un numero enorme, si parla di 5-6 miliardi di animali e l’estensione può andare dai 30 ai 90 chilometri quadrati.

In genere riescono in poco tempo a distruggere dalle 4 mila alle 8mila tonnellate di foraggi, cereali e semi. Evidentemente tutto questo rappresenta una vera piaga.

Corona di spine

E’ una stella marina, però con la caratteristica di avere il corpo completamente coperto da spine velenose. Ha una dimensione di circa 40 centimetri e si nutre di coralli e di polipi. Indubbiamente sta dando una mano alla lenta ma inesorabile distruzione delle barriere coralline. Questo tipo di stella marina, negli ultimi anni, si è sviluppata in maniera notevole e una ricerca australiana conferma che lo straordinario sviluppo sia stato dato dalla scadente qualità dell’acqua del mare, infestata da fertilizzanti e scarichi di varia natura. Inquinamento del mare che ha fatto aumentare significativamente delle microalghe,cibo ideale per le larve delle corone si spine. Di questo passo, se non interverranno delle migliorie a questo degrado, le previsioni dicono che tra 30 o 50 anni i coralli potrebbero scomparire.

Bovini

La FAO li incolpa per il 18% sulla produzione di gas serra, per colpa della loro considerevole emissione corporea di metano. Con una crescente richiesta mondiale di cibo gli allevamenti di bovini si sono moltiplicati a dismisura, moltissimi in Amazzonia dove hanno, con i loro pascoli intensivi, reso certe zone non più sfruttabili. Molti alberi vengono abbattuti per fare posto ad altri pascoli, così facendo, si creano danni alla biodiversità, alla deforestazione mondiale e alla foresta pluviale.

Carpe

Le carpe sono delle devastatrici delle zone sommerse, in quanto mangiano sia vegetali che animali. Le carpe del tipo asiatico raggiungono una discreta stazza, pesando anche attorno ai 18 chili. Hanno l’abitudine di scandagliare una zona e, una volta individuata, di colonizzarla. Gli Stati Uniti ogni anno, spendono cifre consistenti per arginare lo sviluppo crescente di questi pesci nelle acque dei loro fiumi.

Capre

Sono animali terribilmente voraci e mangiano tutto quello che è vegetale, senza scegliere nemmeno le parti di una pianta.

Rospi della canna

Sono animali che vivono in Oceania, Caraibi e Stati Uniti. I rospi sono stati portati dal Sudamerica negli anni 30 per distruggere i parassiti della canna da zucchero, senza ottenere dei grossi risultati. Infatti questi animali si sono dimostrati dei veri e propri nemici dell’ecosistema, in quanto si sono sviluppati troppo, si parla di 100 milioni. Stanno uccidendo una enorme numero di animali nativi, in quanto i rospi essendo molto velenosi, risultano micidiali per quegli animali, come i serpenti e i piccoli coccodrilli, che li mangiano.

Coleotteri scolitidi

I coleotteri scolitidi sono animali che si nutrono di organi vegetali, di latifoglie e di conifere. Usano però, come sede riproduttiva, il floema, cioè la parte più interna della corteccia degli alberi. Li troviamo in prevalenza in Nord America e non solo traggono nutrimento della corteccia, ma possono trasmettere delle malattie, devastando intere aree di foresta.

Ratti

I ratti, di solito, non sono animali pericolosi, ma quando vengono a contatto con habitat diversi da quelli ai quali sono abituati, spesso lo diventano. In Australia, arrivati con i bastimenti e sbarcati sul suolo per sbaglio nel 1918, in 100 anni hanno creato notevoli problemi. In questo caso, il ratto nero soprannominato anche ratto dei tetti, si è riprodotto a ritmi sostenuti e ha provocato l’estinzione di cinque specie endemiche di uccelli, causando anche un significativo calo nelle popolazioni di altre specie di volatili.

Esseri umani

Ho lasciato per ultimi gli animali più pericolosi della Terra, gli esseri umani. Si sa di cosa sono capaci, ma hanno, dalla loro, l’intelligenza che forse li aiuterà a cambiare modo di vivere e con più consapevolezza.

Fonte: ( Nextme )