domenica 28 novembre 2010

Lago Titicaca a rischio siccità

Il lago Titicaca, il più grande del Sudamerica, si trova a quasi quattromila metri di altezza sull'altopiano tra il confine della Bolivia e del Perù. Poco lontano da Puno, città sul lago Titicaca, ci sono circa 40 isole galleggianti fatte di canne di totora, sovrapposte in molteplici strati, sulle quali vive l’antico popolo degli Uros. Le isole artificiali sono state realizzate nel passato per sfuggire dagli Incas e oggi sono ancora abitate dai discendenti di chi cominciò, secoli fa, a vivere nel lago. Ogni isola ha una durata media di circa 30 anni e le famiglie che vi abitano vivono per lo più di pesca che praticano con le loro peculiari imbarcazioni sempre fatte di canne.

Questo particolare ecosistema ed altre zone della Bolivia, compresa la sua capitale La Paz, potrebbero diventare un deserto se le temperature, a livello mondiale, aumentassero più di 1,5 o 2 gradi. La ricerca, finanziata dalla National Science Foundation, afferma che se le proiezioni riguardanti il riscaldamento globale continuano, La Paz potrebbe dover affrontare una siccità "catastrofica". Questo scenario potenziale sarebbe disastroso per l'approvvigionamento d'acqua nel deserto e per la capacità agricola di due milioni di persone nella capitale boliviana, dicono gli scienziati in Global Change Biology. Potrebbero essere minacciate anche delle zone del Perù.

I ricercatori del Florida Institute of Technology sono arrivati a questa conclusione dopo aver analizzato il record storico ambientale delle Ande. Hanno scoperto che in due degli ultimi tre periodi interglaciali, cioè tra 130.000-115.000 anni fa e 330.000-320.000 anni fa, il Lago Titicaca si è ridotto di ben l’85 per cento. Le praterie arbustive adiacenti il lago sono state sostituite da deserto. In una prima fase, si è verificato un riscaldamento costante che ha costretto gli alberi a spostarsi più a monte, proprio come sta di nuovo accadendo oggi. Successivamente, quando il clima continuò a riscaldarsi, il sistema si trasformò da foresta a deserto. Una ricostruzione ambientale dimostra che con il riscaldamento moderato, le foreste si sono spostate a monte e questo significa che c’era abbastanza acqua piovana per far crescere nuovi alberi. Ma, con il clima che continuava a riscaldarsi, è stato raggiunto un punto limite in cui le cose sono cambiate rapidamente.

Il sistema è precipitato in una siccità che ha fermato l’espansione della foresta. Il punto di svolta è stato causato da un’accelerazione della perdita di acqua per evaporazione dal lago Titicaca. Mano a mano che il lago si contraeva, gli effetti sul clima locale attribuibili a un grande lago come il raddoppio delle precipitazioni dovute all’umidità rilasciata dal lago sarebbero andati perduti.

Attualmente, dato il tasso di riscaldamento nelle Ande peruviane di circa 0,3-0,5°C per decennio, il punto di non ritorno potrebbe essere raggiunto tra il 2040 e il 2050.

Fonte: (FmBolivia)

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