lunedì 20 settembre 2010

Produzione di caffè a rischio


La coltivazione del caffè, che si trovi in Africa o in Sudamerica o in altre parti del globo, è sempre stata sensibile al clima per (temperatura e piovosità), ma nel 2003 si è riscontrato l’arrivo in massa di un piccolo insetto (piralide del caffè) che, complice il riscaldamento ambientale, si è insediato causando grossi problemi ai coltivatori.

Il coleottero chiamato in America Latina “broca”, ovvero “il trapano”, si comporta come un alesatore che perfora la bacca del caffè per riporvi le uova all’interno, danneggiandola irrimediabilmente.

Ogni femmina può deporre fino a 200 uova e in base alle condizioni climatiche, la piralide può riprodursi da 1 a 7 volte l’anno.

I danni causati sono ingentissimi e, anche se il caffè non ha l’importanza vitale del grano, gli affari interessano comunque circa una settantina di paesi al mondo con un mercato di 90 miliardi di dollari l’anno.

Il mutamento climatico che ha colpito le zone interessate alla coltivazione, ha portato ad un aumento della temperatura che risulta ottimale per lo sviluppo del coleottero. L’incremento dell’abbondanza di questo piccolo invertebrato ha costretto una parte degli agricoltori colombiani a spostare i loro appezzamenti, poiché dalle ricerche effettuate dal “Centro di Ricerca Nazionale sul caffè” di Manizales in Colombia, è risultato che per l’aumento di 1°C, necessita uno spostamento delle coltivazioni di 550 metri di altitudine.

Il coleottero piralide ha bisogno di una temperatura media 20°C per sopravvivere e per riprodursi. Gli esperti hanno potuto riscontrare che, ogni volta che la temperatura aumenta di 0,05 gradi centigradi, le infezioni delle piante di caffè aumentano dell’8,5% .

Chi non ha spostato la produzione in altitudine ha cercato di contenere la temperatura nelle colture, piantando una grande quantità di alberi atti a generare l’ombra.

Questa soluzione non è tra le più rapide ma assicura un abbassamento dai 2 ai 4 gradi centigradi sulle foglie della pianta di caffè.

Oltre a tutti questi provvedimenti si è cercato di eliminare il problema utilizzando sostanziose quantità di pesticidi; purtroppo non si è riusciti a fare altro che ridurre il numero di cicli riproduttivi della piralide.


Fonte: (Treehugger)

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