domenica 13 dicembre 2009

Scioglimento dei ghiacciai in Cina e in Tibet


I ghiacciai della catena dell’Himalaya (considerati come il “Terzo polo”), che fungono da fonti di approvvigionamento d’acqua a delle popolazioni asiatiche si stanno sciogliendo a un ritmo allarmante. Secondo un recente rapporto conseguente ad uno studio di alcuni anni portato a termine e utilizzato dal China Geological Survey Institute, dimostra che i ghiacciai della zona di origine dello Yangtze, al centro del Qinghai-Tibet, nel sud-ovest della Cina, si sono ritirati 196 chilometri quadrati, nel corso degli ultimi 40 anni. I ghiacciai alle sorgenti dello Yangtze, il fiume più lungo della Cina, ora coprono 1.051 chilometri quadrati, rispetto ai 1.247 chilometri quadrati nel 1971, una perdita di quasi un miliardo di metri cubi di acqua, mentre la lingua del ghiacciaio Yuzhu, la più alta del Kunlun Mountains è sceso da 1.500 metri nello stesso periodo. I Paesi più industrializzati, non concentrando i loro sforzi sulla riduzione delle emissioni dei gas serra, sono senza dubbio il principale motivo di questa causa.
Il ritiro dei ghiacciai è diventato un problema per l'ambiente in Tibet, in particolare nella regione del Chang Tang del Tibet comportando gravi rischi per i mezzi di sussistenza ai nomadi locali e per l'economia locale. La conseguenza più comune è che i laghi sono in aumento a causa del ghiacciaio e tanti fiumi si ricostituiscono grazie all’enorme acqua a disposizione, allagando molto spesso alcuni dei pascoli migliori. Inoltre i ghiacciai più piccoli stanno scomparendo a causa dell’elevata velocità di fusione. Il rapido disgregarsi dei ghiacciai e le piogge a carattere alluvionale stanno mettendo a rischio la vita e le risorse della popolazione tibetana attente al dramma in atto nelle regioni himalayane. Nel territorio himalayano hanno origine i più importanti fiumi asiatici come la Yangtze, il Mekong e l’Indus che forniscono acqua a milioni di persone e svolgono un importante ruolo nella circolazione atmosferica globale, nell'irrigazione e nella produzione di energia elettrica. Senza dubbio lo scioglimento dei ghiacci e delle nevi dell'Himalaya, unitamente al cambiamento della natura avrà conseguenze disastrose per milioni di persone (per l'esattezza un miliardo e trecentomila) che vivono grazie all'acqua dei fiumi che hanno origine nella regione.
Un segno del cambiamento del clima è costituito dal mutamento del carattere e della frequenza delle piogge che, assieme alla diminuzione della neve e del ghiaccio, potrebbero mettere a rischio la reperibilità dell'acqua per l'irrigazione con conseguenze catastrofiche per l'agricoltura. Altri segnali avvertono che il clima è cambiato: per la prima volta, a 3.500 metri, sono apparse le zanzare e al campo base dell'Everest sono comparse le mosche, mai presenti a quell'altezza. I nomadi tibetani sono costretti a spostare le loro mandrie sui pascoli alpini con largo anticipo rispetto al passato e in vaste zone del loro territorio è in atto un processo di desertificazione. Ci sono circa 15.000 ghiacciai del Plateau tibetano , zone dove l’aria e le temperature gelide fino a 7200 metri facevano ritenere che il ghiaccio potesse essere esente dagli effetti del cambiamento climatico globale.

Fonte:( ScienceDaily )

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