
lunedì 28 dicembre 2009
Los Alamos e le scorie nucleari

sabato 19 dicembre 2009
L'enorme sviluppo cinese dato dallo sfruttamento del carbone

Non solo
L’inquinamento atmosferico è tangibile in moltissime zone della Cina. Molte sono le città come Zhengzhou nella provincia di Henan dove, se non verranno effettuati dei cambiamenti radicali a livello di emissioni, i cittadini continueranno a non vedere neanche un giorno all’anno il cielo azzurro. Anche a Pechino dove comunque esiste il divieto di combustione del carbone, il problema dell’atmosfera molto spessa esiste in quanto qua ci pensa l’inquinamento delle automobili e le fabbriche. Questo enorme inquinamento che rappresenta circa il 15% dell’inquinamento atmosferico globale rappresenta anche un costo di 100 miliardi di dollari per curare i cittadini affetti da malattie respiratorie.
Il governo di Pechino inoltre ha lanciato un progetto pilota per affrontare il problema di catturare e immagazzinare il biossido di carbonio prodotto utilizzando il carbone come combustibile per la generazione di elettricità nelle proprie centrali elettriche. Il progetto partirà dalla città di Tianjin dove si costruirà un impianto a gassificazione integrata a ciclo combinato (IGCC) .L’iniziativa tende a recuperare tutti i gas inquinanti prima che il carbone sia utilizzato. L’impianto IGCC sarà in grado di produrre 250 megawatt di energia elettrica. Questa strategia si pensa potrà ridurre di molto le piogge acide dovute alle emissioni di biossido di zolfo addirittura del 90%, oltre alla riduzione del 75% della creazione di smog dovuta agli ossidi di azoto e per ultimo la cattura dell’80% delle emissioni di CO2 normalmente prodotti dalla combustione, puntando a stoccarla nei campi petroliferi esauriti entro il 2015. La società costituita per questo scopo è
domenica 13 dicembre 2009
Scioglimento dei ghiacciai in Cina e in Tibet

Il ritiro dei ghiacciai è diventato un problema per l'ambiente in Tibet, in particolare nella regione del Chang Tang del Tibet comportando gravi rischi per i mezzi di sussistenza ai nomadi locali e per l'economia locale. La conseguenza più comune è che i laghi sono in aumento a causa del ghiacciaio e tanti fiumi si ricostituiscono grazie all’enorme acqua a disposizione, allagando molto spesso alcuni dei pascoli migliori. Inoltre i ghiacciai più piccoli stanno scomparendo a causa dell’elevata velocità di fusione. Il rapido disgregarsi dei ghiacciai e le piogge a carattere alluvionale stanno mettendo a rischio la vita e le risorse della popolazione tibetana attente al dramma in atto nelle regioni himalayane. Nel territorio himalayano hanno origine i più importanti fiumi asiatici come la Yangtze, il Mekong e l’Indus che forniscono acqua a milioni di persone e svolgono un importante ruolo nella circolazione atmosferica globale, nell'irrigazione e nella produzione di energia elettrica. Senza dubbio lo scioglimento dei ghiacci e delle nevi dell'Himalaya, unitamente al cambiamento della natura avrà conseguenze disastrose per milioni di persone (per l'esattezza un miliardo e trecentomila) che vivono grazie all'acqua dei fiumi che hanno origine nella regione.
Un segno del cambiamento del clima è costituito dal mutamento del carattere e della frequenza delle piogge che, assieme alla diminuzione della neve e del ghiaccio, potrebbero mettere a rischio la reperibilità dell'acqua per l'irrigazione con conseguenze catastrofiche per l'agricoltura. Altri segnali avvertono che il clima è cambiato: per la prima volta, a 3.500 metri, sono apparse le zanzare e al campo base dell'Everest sono comparse le mosche, mai presenti a quell'altezza. I nomadi tibetani sono costretti a spostare le loro mandrie sui pascoli alpini con largo anticipo rispetto al passato e in vaste zone del loro territorio è in atto un processo di desertificazione. Ci sono circa 15.000 ghiacciai del Plateau tibetano , zone dove l’aria e le temperature gelide fino a 7200 metri facevano ritenere che il ghiaccio potesse essere esente dagli effetti del cambiamento climatico globale.
Fonte:( ScienceDaily )
mercoledì 9 dicembre 2009
Rimboschimento in Gran Bretagna

Gli inglesi, a quanto pare, hanno semplicemente pensato che se ridurre la CO2 (anidride carbonica) in base ai dettami fissati dalle convenzioni internazionali è un cosa molto difficile, se non impossibile, allora la CO2 la faranno assorbire agli alberi. Hanno perciò dato via ad un programma di rimboschimento di 23 mila ettari di alberi. Per facilitare il calcolo mentale possiamo dire che 23 mila ettari rappresentano circa 30.000 campi di calcio. Si ricorda che è la prima volta che uno Stato pensa a risolvere il problema CO2 con questo provvedimento. Il capo del Comitato Scientifico del Corpo Forestale, Sir David Read “Professor of Plant Sciences at the University of Sheffield” è uno dei maggiori promotori di questa iniziativa che sfrutta il naturale coinvolgimento degli alberi per risolvere il problema CO2 senza effetti collaterali negativi. Inoltre, questo rimboschimento porterà altri vantaggi secondari ma molto importanti come: produzione di legname, biomassa per produrre energia e un ripopolamento di terreni oggi in disuso o disboscati e a rischio idrogeologico. Non si è ancora a conoscenza della tipologia di pianta che verrà collocata anche se si parla di una varietà autoctona pur non escludendo una scelta di alberi europei con caratteristiche migliori riguardo l’assorbimento della CO2. Se tutto questo verrà in realtà messo in pratica, il progetto dovrebbe concludersi nel 2050 con lo sviluppo degli alberi oramai completato. La copertura boschiva e forestale della Gran Bretagna, inoltre, passerebbe da una percentuale del 12% ad una del 16%. Una cifra sempre comunque inferiore a quella del resto dell’Europa, che vanta il 37% di territorio ricoperto da alberi.
Fonte: (100Ambiente)
sabato 5 dicembre 2009
Tsunami alle isole Samoa
Uno tsunami generato da un terremoto di 8 gradi della scala Richter ha provocato molte vittime nelle isole Samoa americane. Interi villaggi sono stati spazzati via dalla furia delle acque. Il sisma è avvenuto alle 19.48 ora italiana (le 6.48 di martedì 29 settembre 2009 ora locale) nell'Oceano Pacifico a circa
SUBDUZIONE: La zona dove è avvenuto il movimento tellurico è geologicamente molto complessa è posta al confine tra la placca pacifica e quella australiana in un area che in realtà si divide in una serie di microplacche che si muovono l'una rispetto alle altre. In generale si può dire che la placca pacifica subduce (sprofonda sotto) quella australiana. La placca pacifica si muove verso ovest a una velocità di
La storia racconta che anche in Italia e in mediterraneo:
Circa 8000 anni fa un gigantesco tsunami devastò il mediterraneo interessando le coste della Sicilia orientale, l'Italia meridionale, l'Albania,
In epoca abbastanza recente varie fonti riferiscono di uno tsunami a seguito del terremoto della Val di Noto, del 1693, quando una gigantesca ondata devastò le coste orientali della Sicilia dopo che il mare si era ritirato di centinaia di metri. In questo caso l'epicentro del sisma si ritiene fosse situato sotto il fondo del mare, una trentina di km, al largo di Augusta. Il terremoto di Messina del 1908 innescò un maremoto di impressionante violenza che si riversò sulle zone costiere di tutto lo Stretto di Messina con ondate devastanti stimate, a seconda delle località della costa orientale della Sicilia, da